sabato 24 agosto 2013

2001 odissea nello spazio

2001 ODISSEA NELLO SPAZIO


 Del celebre film di Stanley Kubrick in realtà esistono varie tipologie di illustrazioni per la pubblicità istituzionale e di sala, differenziate anche in funzione della nazione di uscita. 


Qui tuttavia ci riferiamo alla celebre immagine della stazione spaziale che orbita intorno alla terra che campeggia nella parte storica del nostro museo. Un’immagine forte e suggestiva  che tuttavia gioca a sovvertire alcuni topics del film: come ad esempio l’immagine della navetta di collegamento, antesignana dei moderni shuttle, che emerge dalla stazione con i motori accesi ribaltando la scena in pellicola dove l’azione è di avvicinamento e inserimento. La stazione stessa segue poi concetti scientifici reali – non a caso il film si basa e si vale della consulenza di Arthur C.Clarke, scrittore di hard science fiction e scienziato della accademia reale inglese – che è stato tra i primi a pensare ad una stazione circolare rotante proprio per dare il senso di gravità ai suoi occupanti.

Arthur C.Clarke sul set di 2001

È da notare come il concept grafico è per l’epoca assolutamente innovativo, almeno per un poster cinematografico, probabilmente mutuato anche dal particolare segno grafico che andava affermandosi sempre di più sulle cover delle riviste e delle collane di fantascienza angloamericane del periodo.
L’originalità del manifesto, al di là del moderno segno grafico, risiede principalmente nella centrale preponderanza dello ‘spazio’ nonostante le forti presenze del pianeta Terra e della stazione orbitante con l’astronave in uscita: una centralità dello spazio - come avviene del pari nel soggetto B delle pubblicità della pellicola, dove si vedono pionieri lunari al lavoro sotto la volta del cielo stellato visto dalla Luna – che si vedeva per la prima volta ribaltando tutti gli esempi precedenti nei quali in modo o nell’altro la prospettiva dello spazio era sempre e comunque in funzione del nostro pianeta.


 Scenari che sottintendevano direttamente anche alle caratteristiche spettacolari del film, girato e proposto in Cinerama 70 mm, lo standard di maggior qualità per l’epoca.
Gli elementi chiave del manifesto inoltre coglievano tutti gli ingredienti essenziali utili a coinvolgere e catturare l’attenzione anche dello spettatore occasionale: i viaggi spaziali, la conquista dello spazio, la Luna come obbiettivo del futuro prossimo (non dimentichiamo che siamo ad appena due anni di distanza dallo sbarco americano sulla Luna), il senso di un infinito alla nostra portata proprio dietro l’angolo che la visione della pellicola confermerà a quasi tutti gli spettatori (non a tutti, considerando la tramina di presentazione uscita sul quotidiano La Notte all’epoca che – vado a memoria -recitava così: ‘uno scienziato va nel cuore dell’africa e scopre tribù di scimmie intelligenti con cui inizia un viaggio verso Giove’!!!!). Certo mancano altri elementi topici del film come la parte preistorica iniziale con i nostri antenati che scoprendo il misterioso monolito ne sono trasformati e si evolvono o ancora il successivo ritorno del monolito stesso prima sulla Luna e poi nel finale su Giove, per non parlare di Hal 9000, prototipo del supercomputer intelligente in grado di autodeterminarsi, proteggersi e minacciare gli uomini della spedizione verso Giove: ma se nel primo caso si tratta sicuramente di scelte di ‘importanza’ nel  secondo era un evidente scelta di marketing … rivelare un elemento topico centrale come la funzione meta-divina del Monolito avrebbe tolto mordente alla sorpresa dello spettatore.
Sebbene l’art del manifesto non è attribuita ufficialmente nei credit del film, il professionale sito specializzato imdb l’attribuisce all’artista, disegnatore e scenografo Robert Theodore McCAll.


L’uomo, un solido e creativo capricorno, classe 1919, morto a 90 anni nel 2010, è stato anche production illustrator per lo Star Trek di Robert Wise e per il successivo bel flop disneyano di The Black Hole.
Ultima personale considerazione sul manifesto e sul film, quella di un epoca in cui l’art della pubblicità aveva forti connotati evocativi ma soprattutto un tempo in cui la tenitura di una pellicola aveva una durata minima non inferiore al mese … pensate che il film uscito in sala nel mese di ottobre lo vidi allo spettacolo di mezzanotte del 31 dicembre all’interno dell’Alcione di Milano (l’unica sala dove veniva proiettato in 70 mm) con una platea di tutto esaurito!

Ecco la terra vista dalla stazione spaziale oggi

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